Le recenti scoperte nel sito archeologico di Pompei hanno ravvivato il mondo della cultura ed entusiasmato gli italiani, che, il 27 dicembre scorso, hanno seguito con grande interesse il documentario trasmesso su Rai2 “Pompei ultima scoperta”.

È stata senza dubbio apprezzabile la tempestività con cui il documentario è stato approntato: tuttavia, diversi elementi relativi alla sua produzione e messa in onda necessitano di un chiarimento da parte dal ministero dei Beni culturali, soprattutto sull’effettivo ruolo svolto da Rai Documentari.

A tal proposito, ho depositato un’interrogazione a risposta scritta (n. 4/07944) al ministro Franceschini, al fine di ottenere doverose spiegazioni sui rapporti formalizzati esistenti tra il Parco Archeologico di Pompei, la menzionata Rai Documentari e la società francese Gedeon Programmes.

Difatti, il documentario trasmesso da Rai2 non è affatto una produzione del servizio pubblico italiano, ma è stato realizzato dalla Gedeon Programmes nel 2019. Trasmesso per la prima volta a marzo 2020 su France 5 è stato diffuso, successivamente, in più di 50 Paesi in tutto il mondo.

Rai Documentari, che non fa parte dell’accordo di co-produzione, lo ha, quindi, solamente acquistato e attualizzato inserendovi un’anteprima nella quale si dava notizia della sensazionale “scoperta” del termopolio nella Regio V, che, in realtà, era già avvenuta in parte nel 2019.

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