Una vicenda, quella della centrale turbogas a Presenzano, avvolta da un alone di “mistero”, che s’infittisce, di ora in ora, con particolari estremamente interessanti, grazie all’acquisizione e all’esame analitico di tutta la documentazione.

Indagini ambientali mai effettuate, azioni concrete mai intraprese, reiterate assenze ai tavoli istituzionali, interessi reconditi, proroghe continue – scaturite, tra l’altro, anche da fax mai arrivati a destinazione, poiché inviati ad un «numero inesatto» (sic!) e da nessuna opposizione pubblica –, inutili ricerche di capri espiatori.

Un irragionevole torpore, un totale disinteresse per un impianto che – coram populo – nessuno vuole ma poco (o nulla) si è fatto in 10 anni per scongiurarlo, tranne circoscritte proteste popolari, esauritesi già nella tarda estate del 2013 e riprese, dopo oltre sei anni, solamente da qualche settimana.

Sì, dieci lunghi anni caratterizzati da decine di autorizzazioni rilasciate e mai impugnate, di conferenze dei servizi nelle quali o non ci si è presentati, o non è mai stata fatta un’opposizione costruttiva verso le decisioni che si stavano assumendo, oppure, ancor peggio, si è votato favorevolmente.

Appare utile puntualizzare, nuovamente, che l’autorizzazione unica, rilasciata alla Edison dal Ministero dello Sviluppo Economico – Dipartimento per l’energia – Direzione generale per l’energia nucleare, le energie rinnovabili e l’efficienza energetica, Decreto n. 55/02/2011 del 14/07/2011 (Governo Berlusconi IV), è divenuta inoppugnabile dal 17/11/2012 con decreto n. 19143/2012 del TAR del Lazio, Sezione II, che ha dichiarato estinto il ricorso del Comune di Presenzano n. RG 1709/2010, a seguito della stipulazione di un atto transattivo tra lo stesso Ente e la società Edison (delibera di Consiglio comunale n. 22 del 25/07/2012).

Oggi, continuare a scaricare le responsabilità solo su chi si fece promotore di quello scellerato atto transattivo sembra, però, a sette anni di distanza, solo un anacronistico e retorico pretesto per sgravarsi delle responsabilità nei confronti dei cittadini.

Al Ministero dell’Ambiente, con cui mi sono direttamente interfacciata, non è presente in archivio un solo documento di opposizione alle autorizzazioni concesse da parte degli attori coinvolti. Nemmeno un foglio di carta straccia! Ma, allora, di cosa vogliamo continuare a parlare?

Mentre la confinante regione Molise, sin dal principio e a tutti i livelli istituzionali, si è sempre fermamente opposta all’impianto, anche con atti ufficiali, una posizione diametralmente opposta è stata quella della regione Campania, che ha stipulato ben due “Intese” (2011 e 2019) con il Ministero dello Sviluppo Economico, esprimendosi con parere favorevole alla realizzazione dell’impianto.

Com’è noto, quella più recente del 19 marzo 2019 è stata oggetto, nelle ultime settimane, di un aspro dibattito pubblico, causato dall’impossibilità di verificare quanto riportato nella Delibera di Giunta regionale della Campania n. 103 relativa a tale Intesa, poiché opportunamente occultata per oltre sette mesi.

Circa tre settimane fa, in un (tardivo) tavolo tecnico tenutosi presso la VII Commissione Ambiente, Energia e Protezione Civile della Regione Campania si è propagandata – in vista delle prossime elezioni regionali 2020 – una potenziale opposizione alla realizzazione dell’impianto, dichiarando l’insussistenza di un deficit energetico regionale. Tale assunto, quindi, non giustificherebbe la realizzazione di una nuova centrale termoelettrica, considerato pure che la regione starebbe puntando sull’utilizzo di fonti rinnovabili.

Tuttavia, tali asserzioni sono ampiamente smentite dal Rapporto Terna 2019 (vol. II, p. 339, con dati riferibili al 2017), dal quale risulta testualmente: «Nell’anno 2017 la Regione Campania ha registrato un incremento della richiesta di energia elettrica, rispetto all’anno precedente, di circa l’1,4%. […] La produzione netta regionale, attribuibile prevalentemente alla generazione termoelettrica (circa 63%) e a quella eolica (circa 23%), si mantiene nel 2017 in linea con l’anno precedente (-0,1%); in particolare si evidenzia l’aumento del contributo degli impianti fotovoltaici (+12,6%) ed eolici (+2,3%), compensato dal forte calo della produzione da impianti idroelettrici (-22,1%). In continuità con quanto avvenuto negli anni precedenti, la Regione si conferma fortemente deficitaria, con un import dalle altre regioni pari a circa 7,7 TWh.».

Dell’incontro avuto un paio di settimane fa con la segreteria tecnica del Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, vi ho già riferito in un mio post su Facebook. Così come dell’incontro ristretto di sabato 30 novembre con i Sindaci di Presenzano, Vairano Patenora, Tora e Piccilli e Marzano Appio, ed i rappresentanti dei Comitati civici presso la sala consiliare del Municipio di Vairano Patenora.

Ebbene, proprio in quest’ultima occasione avevo informato i presenti delle risultanze dell’incontro tenutosi poche ore prima presso il menzionato Ministero, ponendo l’attenzione su alcuni elementi utili che potrebbero, potenzialmente, arginare l’avvio dell’attività della centrale.

Dalla documentazione ufficiale si evince che la Edison, nel corso degli anni, avendo ottemperato alle prescrizioni previste dal Ministero dell’Ambiente per rendere il progetto quanto più possibile ecocompatibile, sia in possesso delle autorizzazioni per la realizzazione dell’impianto. Tuttavia, in seguito all’avvio del procedimento di riesame complessivo dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) – richiesta con nota del 29 aprile 2019 – tutti i soggetti coinvolti (Regione, Provincia, Comune, etc.) dovranno essere convocati per un’ultima conferenza di servizi nei primi mesi del 2020.

A causa del lungo lasso di tempo trascorso dall’ottenimento della VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), il progetto della centrale non può più essere assoggettato a VIS (Valutazione di Impatto Sanitario), come disposto dalla L. 28 dicembre 2015, n. 221, art. 9, c. 2, che ne sancisce l’applicazione solamente ai procedimenti iniziati successivamente all’entrata in vigore della stessa legge.

Tuttavia, come ho già sottolineato nella riunione del 30 novembre scorso, è fondamentale richiedere all’ASL competente territorialmente una relazione epidemiologica corredata da dati, grafici, coefficienti, tipologie di patologie (oncologiche, respiratorie, cardio-vascolari, ematiche, etc.) riscontrabili nell’ultimo decennio nelle aree circostanti al luogo della potenziale installazione.

Tale documentazione sanitaria – da ottenere in tempi brevissimi – potrebbe sostenere un ultimo tentativo di opposizione all’avvio dell’impianto sulla base del «Testo Unico delle Leggi sanitarie» (Regio Decreto 23 luglio 1934, n. 1265), che agli artt. 216 e 217 consente al Sindaco di poter dimostrare che l’area è già ampiamente compromessa a livello ambientale, a causa della presenza di altri cinque impianti nel raggio di pochi chilometri, ed opporsi per tutelare la salute pubblica.

Nello specifico, l’art. 216, c. 6, prevede che «Chiunque intende attivare una fabbrica o manifattura, compresa nel sopra indicato elenco, deve quindici giorni prima darne avviso per iscritto al podestà, il quale, quando lo ritenga necessario nell’interesse della salute pubblica, può vietarne la attivazione o subordinarla a determinate cautele».

Dall’esame della documentazione, inoltre, sono state riscontrate le diverse note di richiesta, redatte nel 2009 dall’allora Soprintendenza per i Beni Archeologici di Caserta e Benevento, «al fine di tutelare come insieme il contesto storico e paesaggistico del territorio di Presenzano», con l’obiettivo di ottenere la «dichiarazione di notevole interesse pubblico di zona archeologica, ai sensi degli artt. 136 e ss. del D. L.vo 42/2004 e successive modifiche e integrazioni», avanzando serie perplessità sull’opportunità e sulla fattibilità di tale impianto, soprattutto valutando l’«esiguo, bibliograficamente poco aggiornato e disadorno allegato di progetto QRA8 “Relazione archeologica”, che peraltro sintetizza un precedente documento contestato nel merito e nel metodo dalla Soprintendenza».

A tal proposito, infatti, il menzionato organo periferico di tutela richiedeva uno studio preliminare più analitico sul patrimonio culturale ed archeologico dell’area, attraverso la redazione di una «carta delle Risorse culturali della Piana di Presenzano».

Tuttavia, nella documentazione successiva non è riscontrabile alcuna specifica relazione in materia. Rimane, quindi, da verificare pure se sia stata ottemperata o meno tale richiesta.

Nelle ultime settimane, in molti hanno esternato le loro opinioni. Ho sentito e letto fiumi di parole: promesse, giustificazioni, attacchi e ricostruzioni fantasiose con mero scopo propagandistico.

Rimango, infatti, dell’opinione che solo leggendo con attenzione la copiosa documentazione relativa al procedimento si potrà avere una visione complessiva e più obiettiva della vicenda e delle responsabilità oggettive, evitando, quindi, di continuare a sostenere argomentazioni prive di fondamento.

Per tali motivi, ho deciso di rendere disponibile la documentazione ufficiale, perché sono sempre più convinta che un cittadino ben informato potrà essere – davvero – un cittadino consapevole! 

https://drive.google.com/drive/folders/1Xf6CoC73xlXfGdCl57LXMkt_W_jLJV9m?usp=sharing

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